anno 1985

15 febbraio
Il DocBi è ufficialmente costituito con atto notarile: lo statuto viene approvato dai soci fondatori: Piera Bassotto, Fausto Berti, Pier Angelo Costa, Gianni Crestani, Giuseppe Fabbris, Enzo Gilardi, Franco Grosso, Carlo Locca, Ido Novello, Susanna Peraldo, Pier Luigi Perino, Giovanni Vachino, Enzo Vercella Baglione.

2 marzo
A Pettinengo vengono illustrati progetti e finalità dell’associazione, viene proiettato per la prima volta l’audiovisivo dedicato agli aspetti meno noti dei beni culturali biellesi che susciterà tanto interesse anche nelle successive proiezioni a Trivero, Gattinara, Biella. Sono evidenziate le caratteristiche peculiari dell’associazione che intende affiancare agli studi e alle ricerche anche interventi diretti alla salvaguardia dei beni culturali più minacciati.

23 marzo
La prima “uscita” del DocBi ha come meta l’antica strada della Rovella che era un tempo una delle più importanti vie di comunicazione del Biellese orientale. La strada era percorsa dai mercanti di Mosso e di Trivero che si recavano al mercato di Biella per vendere le “stoffe di lana” come è testimoniato dal documento qui riprodotto, datato 1816, proveniente dall’archivio comunale di Mosso. Il tratto di strada che intendiamo percorrere inizia dal Santuario di Banchette e scende lungo il versante nord della Rovella: il primo tratto è stato ampliato ma dopo poche centinaia di metri ci si immette nel tracciato originale della strada antica, come è testimoniato dal fondo parzialmente selciato e dai muretti a secco che la delimitano. Una prima deviazione sulla sinistra scende lungo un sentiero detto “della turbina” fino alle fabbriche Galoppo e Viotti oltre che il luogo ove sorgeva il lanificio Mino, ora abbattuto.
Proseguendo il percorso in discesa si giunge ad una prima cascina, ancora abitata, dalla quale si vedono i resti di un’altra cascina, un tempo di proprietà del Santuario di S. Giovanni d’Andorno.
La strada domina dall’alto i vari lanifici costruiti nel fondovalle, ma è particolarmente interessante la vista dei tre complessi Bertotto: Pietro, Serafino e Modesto. Il fondo stradale è qui molto sconnesso, danneggiato dall’alluvione del 1968 non è stato più ripristinato. Vi sono molte captazioni d’acqua che servono sia l’acquedotto municipale che varie fabbriche; nei pressi della captazione dei Bertotto sorge una cappella costruita a ridosso di un masso, priva ormai di ogni traccia di affresco. La strada scende ancora, danneggiata da frane e smottamenti, fino a raggiungere la frazione Rovella e la fabbrica Picco; da qui il percorso prosegue seguendo la nuova strada che fiancheggia la sede dell’ex stabilimento meccanico Cartotto, dove vennero prodotte le prime Mule Jenny di fabbricazione biellese. Un ponte in pietra supera lo Strona a poche decine di metri dall’oratorio di San Rocco, detto appunto “ad pontes”, dove termina il nostro percorso.

Aprile / maggio
Il ripristino della cappella della frazione Viera di Coggiola è il primo intervento diretto condotto a termine dal DocBi nel corso di alcune domeniche di lavoro. L’intervento si è rivelato più complesso del previsto in quanto le condizioni della cappella erano veramente disastrose: sono state ripristinate le murature perimetrali in pietra, la copertura è stata completamente rifatta utilizzando legname di castagno e vecchi coppi.
Il nucleo originale della cappella risale al ‘600, ma la facciata è di epoca posteriore, come è chiaramente leggibile dal diverso tipo di muratura. L’interno è completamente affrescato, con ogni probabilità da Emilio Mazzietti di Caprile, attivo in zona verso la fine del secolo scorso; non si conserva traccia degli affreschi esterni, documentati da una vecchia fotografia.
L’intervento di ripristino non è stato completato ma la struttura è stata risanata e consolidata, a garanzia di una lunga conservazione.

8 giugno
Lo studio del romanico biellese costituisce uno dei principali temi di ricerca che intendiamo sviluppare e il sopralluogo ai resti dell’antica pieve di S. Pellegrino di Puliaco, nel comune di Salussola, rappresenta il primo impegno in questo senso.
I resti del campanile, costruito attorno al 1150, dominano il sito in cui sorgeva la chiesa della quale non restano che poche tracce delle mura perimetrali e di un’abside circolare.
Ripulendo questi ruderi dalla vegetazione che li sommerge completamente e procedendo con la dovuta cautela ad uno scavo lungo i resti delle mura, si dovrebbe individuare la pianta della chiesa, che attualmente non si conosce; sarebbe inoltre interessante verificare l’esistenza del battistero. Ci proponiamo di prendere contatto con la Soprintendenza e di proporre in quella sede l’esecuzione del nostro progetto che darebbe un interessante contributo alla conoscenza del romanico biellese.
Il proprietario del terreno, che ci accompagna nella visita, racconta di certi “napoletani” che tempo fa iniziarono degli scavi alla ricerca di un tesoro sepolto, secondo una leggenda locale, all’interno della torre campanaria; altri scavi vennero eseguiti negli anni 50, si trattava in questo caso di sondaggi finalizzati alla ricerca della pavimentazione originale della chiesa.
Proseguendo nel sopralluogo nei dintorni notiamo alcune pietre tombali, prive di iscrizioni, provenienti evidentemente dal cimitero che esisteva nei pressi della chiesa.
E’ questo un sito di indubbio interesse archeologico che meriterebbe certamente uno studio accurato.

30 giugno
Il programma della giornata prevede un’escursione in alta Valsessera, in compagnia di alcuni amici di Pro Natura Biellese, per studiare la prima parte del percorso dell’antica “strada delle alpi” che da Trivero conduce in Valsesia.
Si parte dal ponte della Babiera e si giunge in poco meno di mezz’ora alle miniere di corindone, nei pressi dell’alpe Barbero, abbandonate da alcuni decenni. Rintracciamo il percorso della strada, quasi cancellato dalla vegetazione e lo seguiamo, con molta difficoltà, fino all’alpe Masunchio inferiore; qui deviamo sulla destra e saliamo fino al Masunchio superiore dove avvistiamo alcuni camosci che pascolano tranquillamente nei pressi dell’alpeggio. Saliamo ancora verso l’alpe Fontanone percorrendo un sentiero ben segnalato, a cura del CAI di Trivero, attraverso una faggeta che conserva i resti di antiche carbonere, molto numerose un tempo in questa zona. Giunti sul colle deviamo verso l’alpe Mirauda, un tempo grande e importante alpeggio, “luogo di villeggiatura” dei Lesna che vi ospitarono, si dice, persino alcuni inglesi; l’alpeggio è oggi completamente diroccato, ma alcune manze pascolano tranquillamente tra i ruderi.
Dopo la sosta per il pranzo scendiamo lungo un imprevedibile sentiero fatto costruire dai Lesna all’inizio del secolo, che conduce all’alpe Ceva; procediamo aprendoci la strada con fatica attraverso la vegetazione fittissima che ostacola il cammino. Il sentiero prosegue poi più ampio, costeggiando uno strapiombo di selvaggia bellezza, dominante il torrente che scorre 200 metri più in basso. E’ questa una delle parti più aspre e meno conosciute della Valsessera: noi ci auguriamo che resti tale.

Giugno / luglio
L’esperienza e la disponibilità di Ido Novello ci consentono di completare l’intervento di restauro degli ex-voto del santuario del Cavallero; parte delle tavolette erano infatti già state restaurate assieme a quelle esistenti nei santuari della Brughiera e dal S. Bernardo di Trivero. Si tratta di un centinaio di tavolette dipinte nei secoli XVIII° e XIX°, alle quali si aggiungono alcuni dipinti su tela, sempre di carattere votivo, di un certo interesse.
L’intervento di restauro, tutt’ora in corso, è di carattere puramente conservativo: le tavolette vengono infatti unicamente ripulite e fissate. Le condizioni di alcuni di questi ex-voto sono disperate, ma è incredibile il risultato dell’intervento che ne consente il completo ricupero. Ido Novello completerà il suo lavoro curando anche la schedatura delle tavolette che saranno in seguito esposte in una mostra, che verrà allestita al Cavallero in occasione della festa annuale del santuario. In collaborazione con la sezione ANA di Coggiola verrà pubblicato un catalogo contenente la documentazione di tutto il “corpus” degli ex-voto ancora presenti nel santuario.

7/8 settembre
Si torna in Valsessera con l’intento di seguire tutto il percorso della strada delle alpi, da Trivero fino a Scopello, attraverso il Bocchetto della Boscarola. Per adeguarci all’uso corrente abbiamo chiamato “trekking” questa nostra escursione che prevede il pernottamento in un alpeggio. Ripercorriamo il primo tratto della strada delle alpi che abbiamo già seguito in occasione della precedente escursione; in più questa volta ci siamo dotati degli attrezzi necessari per contribuire alla ripulitura. Impieghiamo alcune ore per salire fino all’alpe Masunchio inf., tagliando i tronchi che impediscono il passaggio. Questo itinerario è stato abbandonato da quando è stata costruita la strada carreggiabile del Piancone. Questa vecchia mulattiera, percorsa da generazioni di alpigiani, è larga circa 2 metri e si è conservata grazie alla cura con la quale era stata costruita come è testimoniato dalla presenza di muri a secco a protezione delle scarpate, dal fondo selciato e dalle cunette per lo smaltimento delle acque.
Dopo l’alpe Baroso la mulattiera diviene più agevole, essendo percorsa ancora oggi da numerosi escursionisti; qui, dopo un pernottamento piuttosto movimentato all’alpe Masunchio sup., ci incontriamo con un gruppo di scouts di Trivero e con loro proseguiamo alla volta della Boscarola, punto di confine tra il Biellese e la Valsesia, come è testimoniato dalle pietre incise in diverse epoche poste in corrispondenza del bocchetto. La mulattiera che scende verso Scopello è ancora più ampia e meglio conservata, essendo stata utilizzata anche per il trasporto dei minerali che, estratti in Valsessera, venivano lavorati appunto a Scopello.
Nell’ultimo tratto del percorso la strada antica è intersecata da quella moderna, ampia e asfaltata, ma molto meno rispettosa del paesaggio e dell’ambiente montano.

27 ottobre
Riprendiamo le visite di studio al “romanico” biellese con un sopralluogo alla Curavecchia di Tollegno e a S. Maria di Pediclosso a Campiglia, in compagnia di alcuni amici del fotogruppo Noveis che si occupano della documentazione fotografica dei monumenti visitati.
A Tollegno visitiamo appunto la chiesa di S. Germano: ci fa da guida Giuseppe Fabbris che da anni si occupa con passione delle vicende di questo monumento, attualmente di proprietà privata. L’edificio versa in condizioni pietose: il tetto è crollato in corrispondenza della navata centrale e solo le due laterali sono in parte ancora coperte; la gravità della situazione è testimoniata dal fatto che l’intervento previsto dalla Soprintendenza consiste nella totale demolizione del corpo centrale della chiesa, di epoca rinascimentale. Il campanile, evidentemente romanico come il nucleo originale della chiesa, dovrebbe essere restaurato, con un intervento di non poco conto; dovrebbero anche essere recuperati i numerosi affreschi che decorano l’interno e l’esterno della chiesa. L’edificio è circondato da un muro in pietra che delimita il sito dell’antico cimitero.
Torneremo certamente per studiare a fondo questo monumento che riveste per noi un interesse del tutto particolare.
Proseguiamo verso S. Maria di Pediclosso che raggiungiamo in circa 15 minuti di piacevole passeggiata dopo aver lasciato la frazione Oretto di Campiglia, seguendo la mulattiera che sale al santuario di S. Giovanni d’Andorno. Quella di S. Maria di Pediclosso è comunemente ritenuta la più antica chiesa della valle: di dimensioni piuttosto ridotte è composta da una sola navata divisa da due campate coperte da volta a crociera. La copertura è realizzata in pietra nella parte più antica e in coppi in quella più recente. Nell’interno notiamo le tracce di un affresco raffigurante un crociato su cui è stato applicato uno strato di calce, che riteniamo valga la pena di riportare alla luce.
Il prof. Berti intrattiene i presenti evidenziando le caratteristiche architettoniche e artistiche dell’edificio.

Ottobre / novembre
Torniamo al lavoro manuale dopo la parentesi estiva dedicata alle escursioni e alle visite di studio, dedicandoci al restauro di due piloni votivi costruiti lungo la strada che conduce da Curino a Baltigati. Si tratta di due costruzioni edificate nel secolo scorso che sarebbero condannate ad una rapida scomparsa senza il nostro intervento: sono infatti sommerse dalla vegetazione che ne impedisce quasi completamente la vista: prive di copertura e con la muratura pericolante, eppure conservano, quasi miracolosamente, parte degli affreschi, che le decoravano e le iscrizioni che ne testimoniano l’origine votiva. Il loro recupero ci occupa per più domeniche ed è condotto a termine con la solita metodologia che non prevede, se non strettamente necessario, alcun rifacimento, ma unicamente il consolidamento delle murature e il ripristino delle coperture.

Dicembre
L’ultima iniziativa intrapresa nel corso del 1985 è quella relativa al censimento delle tradizioni natalizie biellesi; sono state inviate più di 100 schede alle parrocchie, enti ed associazioni del Biellese, richiedendo notizie e documentazioni riguardo appunto alle varie manifestazioni legate al Natale: rappresentazioni sacre, presepi viventi, come pure i fuochi che nelle varie zone del Biellese assumono diverse denominazioni. I risultati del censimento saranno pubblicati con la documentazione fotografica raccolta e verrà allestito un audiovisivo.













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